‘A 20 anni nessuno è contento di perdere i capelli’: Luca Zingaretti e la sua calvizie
L’attore Luca Zingaretti ha ammesso che perdere i capelli a 20 anni è stato un problema.

Luca Zingaretti ha ammesso che perdere i capelli da giovanissimo è stato un “problema”.
L’attore, famosissimo soprattutto grazie all’interpretazione del commissario Montalbano nell’omonima serie tv, ha ammesso che non si può essere contenti di perdere la propria chioma da ragazzi come è accaduto a lui.
Durante un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’ ha però sottolineato che data l’importanza della capigliatura per alcuni ruoli, ha messo spesso parrucche.
“A 20 anni nessuno può essere contento di perdere i capelli, il problema è come si riesce a superare il problema”, ha spiegato.
“Poi è anche vero che la capigliatura per chi fa il mio mestiere non è una cosa secondaria. Tante volte ho recitato con la parrucca”, ha aggiunto.
Durante la chiacchierata con il quotidiano gli è stato anche domandato se sia vero che l’attuale moglie Luisa Ranieri, sposata nel 2012, abbia ceduto alla sua corte per “sfinimento”.
Ha risposto: “Spero non solo per sfinimento. Le feci una corte lunga e serrata, con tanti fiori. Ci dicemmo, scusi il bisticcio, se son rose fioriranno”.
“Ci prendemmo i nostri tempi. Se stiamo insieme dopo tanti anni, che è un miracolo, è perché condividiamo”, ha continuato.
Luca, che con Luisa ha due figli, Emma, 13 anni, e Bianca, 9, ha raccontato anche della sua difficile giovinezza nella periferia romana.
“Sono cresciuto per strada, alla Magliana. Da ragazzo era necessario smarrirsi. Il problema è quando ti smarrisci e non te l’aspetti”, ha fatto sapere.
Per lui la separazione dei genitori rappresentò un grande peso, in anni in cui il divorzio non era affatto frequente.
“Io la prima volta che mi sentii perso è quando si separarono i miei genitori. Avevo 8 anni. Non era come oggi che sono tutti separati e si contano le coppie che resistono. Il fatto di dover nascondere questa cosa a scuola, e tutte le certezze vacillavano…”, ha detto.
Ad aiutarlo furono tre cose: “Il calcio, quando militai nel Rimini, la politica e le tante amicizie, che ti danno il contesto in cui puoi rispecchiarti e ti vedi, ti percepisci”.