‘La lesione della barra di sospensione non fu letale’: il pilota che soccorse Senna rivela la vera causa della morte del pilota brasiliano
Alessandro Misley, uno dei medici che soccorsero Ayrton Senna dopo il suo tragico incidente a Imola del 1994, ha spiegato ai media brasiliani qual è stata la vera causa della morte del defunto sportivo.
Alessandro Misley, uno dei medici che soccorsero Ayrton Senna dopo il suo tragico incidente a Imola, avvenuto esattamente 30 anni fa, non molto tempo fa aveva ricordato quanto apparve subito grave la situazione del pilota dopo lo schianto.
Il dottore in un'intervista a ‘Uisp Emilia-Romagna’ aveva ricordato i tragici momenti quando aiutò l’allora tre volte campione del mondo di Formula 1, morto il primo maggio 1994 a Bologna.
"La situazione era veramente drammatica. Dal punto di vista cardiocircolatorio era ancora vivo, c’era ancora un’attività cardiaca, respirava a fatica perché c’era il sistema respiratorio inondato di sangue […] cosa che impediva la visione e il proseguimento delle manovre di rianimazione”, aveva detto.
“Senna è morto dopo due era al Maggiore (l’ospedale dove fu trasportato, ndr). All’atterraggio con l'elicottero, a terra c’era il mio amico tecnico che appena ci ha visto arrivare si è messo le mani in testa. Sapete perché? Col sangue che aveva perso in elicottero, che quando atterra abbassa la coda… così il sangue è colato dietro da fuori e il rotore ha praticamente nebulizzato questo sangue in tutta l’area attorno”, aveva continuato il dottor Misley.
Sul caso il medico ha rilasciato anche un'intervista alla stampa brasiliana - condivisa dal portale UOL - dove ha chiarito che la causa della morte della star non è stata l'impatto con la barra di sospensione che si è staccata poco dopo lo schianto.
“In effetti, un pezzo della sospensione è entrato nel casco e ha causato una ferita frontale di pochi centimetri, il che, ovviamente, non è di poco conto. Ma non è stato certo questo il problema che ha causato la morte di Senna”, ha affermato.
“La morte di Senna è stata causata dalla frattura della base del cranio, dovuta al forte impatto provocato dalla decelerazione. La lesione della barra di sospensione è secondaria e non letale. Se fosse stato per quello, Senna sarebbe vivo”, ha concluso.